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Com’è
noto, la “Messa a 4 voci con orchestra“ di Giacomo Puccini (conosciuta
altrimenti come Messa di Gloria) è opera giovanile, realizzata assieme ad altri
lavori di genere sacro nel corso degli ultimi anni (1880) della sua permanenza
presso l’Istituto musicale “Pacini“ di Lucca. Pur avendone impiegate
alcune parti (il Kyrie come interludio
organistico nell’Edgar e l’Agnus
Dei nella Manon Lescaut), essa venne sbrigativamente accantonata dal suo
autore, probabilmente sull’onda di quel sentimento di eccessiva laicità al
quale si lasciò andare negli anni seguenti. Ciononostante, questo lavoro
contiene in larga parte i tratti salienti dello stile compositivo del Puccini più
maturo, quali una grande flessibilità e sottigliezze ritmiche, invenzione
melodica ed originalità armoniche, elementi tali da collocare questo lavoro ai
vertici per quanto riguarda il genere di “composizione sacra“ italiana
dell’epoca. Nell’accingermi a realizzarne una versione da camera allo scopo
di eseguirla più agevolmente con un gruppo ristretto di esecutori, la semplice
trasposizione della parte orchestrale - ovvero una riduzione pianistica, quale
la consuetudine ci ha abituati da tempo e peraltro già disponibile
nell’editoria - non avrebbe reso giustizia dell’importanza che
l’accompagnamento orchestrale riveste all’interno della scrittura pucciniana.
Per questo, ho creduto necessario rielaborare alcuni passaggi strumentali al
fine di meglio definire il ruolo dell’accompagnamento in rapporto alla parte
vocale, nell’intento di mettere in valore il clima di freschezza ed invenzione
che caratterizza un po’ tutta la composizione. Ho creduto opportuno altresì
indicare all’interno delle parentesi [..] gli strumenti dell’orchestra
di volta in volta impiegati dall’autore, e ciò quale suggerimento
utile per l’organista in funzione della scelta delle sue sonorità, piuttosto
che indicare una registrazione organistica vera e propria che non saprebbe
risolvere in nessun modo il problema della “migliore sonorità“ rapportato
al clima del momento. Ho ritenuto altrettanto utile aggiungere alcune legature
alla parte vocale nei passaggi della composizione aventi un carattere
contrappuntistico più marcato (come ad esempio il Kyrie,
alcune parti del Gloria…), al fine
di facilitarne una interpretazione che possa mettere in risalto la complessità
testuale nel rapporto fra le voci, per una restituzione di una certa qual
“vibrazione“ musicale che permea non poche parti di quest’opera
straordinaria.
Ringrazio
l’amico Giorgio Mazzucato per avermi convinto ad affrontare questo lavoro di
adattamento, oltre che per aver messo mano alla revisione della parte corale nei
passaggi di dubbia decifrazione quanto alla migliore espressione del testo
verbale, rimasti evidentemente tali sin dall’origine, non avendo Puccini
provveduto ad una correzione generale del suo lavoro in vista di una
pubblicazione che, come sappiamo, è avvenuta solamente postuma molti anni dopo
(1952), grazie all’interessamento del sacerdote italo-americano Don Dante Del
Fiorentino. Questi conobbe Puccini durante la sua breve permanenza quale
cappellano a Torre del Lago e a lui si deve - probabilmente - l’attribuzione
del sottotitolo Messa di Gloria,
omaggio verosimile alla complessità e durata del Gloria
che, da solo, rappresenta circa la metà di questo lavoro.
Ringrazio
altresì Don Roberto Bevilacqua, direttore dell’OPSA di Sarmeola di Rubano
(Padova), persona squisita e vero appassionato d’arte, per aver voluto
ospitare la prima esecuzione di questa Messa
nella veste che ho inteso darvi nella chiesa dell’Istituto, avvenuta il 3
maggio 2009 ad opera del Venezze Consort
di Rovigo con la partecipazione del soprano Sonia Galozzi, del tenore Roberto
Carli, del baritono Andrea Zese, diretti da Giorgio Mazzucato ed accompagnati
dallo scrivente.
Francesco
Finotti