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LUIGI DE SANTIS
Frate
minore della Provincia
dell'Assunzione
della B. V. Maria di Lecce,
Luigi De
Santis è ordinato Sacerdote il 6 luglio 1958.
Nel 1960 consegue la licenza in Filosofia “magna cum laude”, e nel 1964 la
laurea in Filosofia “summa cum laude” presso il Pontificio Ateneo Antoniano di
Roma. Nel 1968 vince una borsa di studio presso la Rutgers The State University
di Newark (USA), e nel 1971 ottiene il Master’s Degree in Social Psicology.
Sin dal 1973 Dottore di ricerca
in Filosofia “summa cum laude” presso il Pontificio Ateneo Antoniano di Roma,
nel 1980 si laurea in Psicologia clinica - indirizzo applicativo, con 110/110 e lode presso l’Università di Padova.
All’interno dell’Ordine
francescano, ricopre diverse cariche. S’interessa della dottrina sociale della
Chiesa. Fonda insieme a P. Benigno F. Perrone “Miscellanea Franciscana
Salentina”, la Rivista di Cultura dei Frati Minori di Lecce che egli dirige per
venticinque anni. Realizza con successo in Lecce il “Centro Sociale Adulti
Maturi”.
Trasferito nel 1990 a Lequile
(Le), P. Luigi pubblica interessanti lavori storico-artistici sulle numerose
opere d’arte presenti nel Convento S. Francesco e da lui fatte restaurare e
conoscere: Tabernacolo di Fr. Giuseppe da Soleto, Crocifisso ligneo di Fr.
Angelo da Pietrafitta, Refettorio secentesco, Biblioteca antica con gli
affreschi dei Maestri minori del Francescanesimo, Coro di notte.
Dà alle stampe, tra l’altro, un
apprezzato studio psicologico sulla
Conversione religiosa e su San Giuseppe da Copertino (Il cavallo del Re). Cura la pubblicazione della
Relatio historica di Diego da Lequile,
dei Memorabilia di Bonaventura da
Fasano, della Cronica di Bonaventura
da Lama, della monumentale Storia degli
Alcantarini
in Terra d’Otranto di Benigno F. Perrone e, infine, del 4° volume de
I Francescani nel Salento di P.
Antonio Primaldo Coco.
Padre De Santis accomuna ai tanti interessi religiosi,
culturali e artistici una profonda sensibilità tutta francescana e ama la
musica, specialmente quella classica, anche se nel corso della sua formazione
non segue regolari corsi di studi musicali o di composizione. Conosce, però, le
note musicali, suona bene l’organo e con la sua bella voce da tenore anima e
rende ancora più solenni le liturgie da lui presiedute.
Non pensa di poter e di saper
comporre, ma negli anni Ottanta del secolo scorso, di ritorno a Lecce da un
pellegrinaggio ad Assisi, sente improvviso il bisogno irrefrenabile di tradurre
in musica le profonde emozioni che i “luoghi francescani” e il
Cantico di Frate Sole di S. Francesco continuano a suscitare in lui.
P. Luigi segue questa sua
‘ispirazione’ e quasi per incanto le note di colui che si potrebbe definire un
autodidatta, si trasformano in un’armoniosa melodia, che, pur non seguendo in
pieno le regole e i tempi musicali,
interpreta ed entra nel profondo delle parole del
Cantico e non solo nel loro
significato puramente lessicale, ma soprattutto in quello dello spirito del
Padre S. Francesco.
Accade così che alle note
maestose dell’“Altissimu, onnipotente, bon Signore” seguano quelle
più lente e cadenzate che fanno
riconoscere in Dio il Padre buono, che nessuno “ène dignu […] mentovare”; per
poi diventare quasi trionfanti per
“frate Sole […] bellu e radiante” e
delicate per “sora Luna e le stelle”.
“Frate
Vento e aere […] et onne tempo”, e “sor’Acqua” anche nell’arte dei suoni non
hanno nulla di minaccioso, ma sono gli amici, i fratelli che ci sostengono e il
ritmo musicale è calmo, sereno. “Frate Focu”, poi, non è fiamma che distrugge, ma è
luce, guizzo di vita, quindi movimento.
La “Terra” è innanzitutto la “matre” che ci sostiene e ci nutre, e proprio come
per una madre le note diventano grandiose,
solenni.
All’andantino,
che accompagna l’invito di Francesco al “perdono” vero e all’amore fraterno,
segue la lenta sofferenza dell’uomo
che, sebbene consapevole del dolore e della ineluttabile “nostra Morte
corporale”, si abbandona con fede nelle mani del suo Creatore, al quale sa con
certezza che si ricongiungerà.
La musica nel momento finale da
andante si trasforma in
lenta e solenne, e P. Luigi, dopo aver
cantato all’unisono con Francesco la bellezza della creazione, eleva a Dio la
riconoscente e umile preghiera che, anche attraverso i suoni e le melodie, è
“respiro dell’anima”.
Da quel lontano
millenovecentottanta… trascorrono molti anni. Gli impegni, le vicende della
vita sono tanti e la musica di P. De Santis rimane chiusa in un cassetto
sino a quando nel 1994 il M° Antonio Rizzato
l’armonizza e il Soprano Raffaella Liccardi la interpreta magistralmente.
Altri anni di silenzio, poi in
occasione del Convegno di Studi per i primi (purtroppo, i soli) 400 anni di
fondazione del Convento S. Francesco di Lequile (1613-2013) il M° Antonio
Rizzato armonizza la composizione musicale del
Cantico e realizza tutte le parti
improvvisative tra una lassa e l’altra, mentre il M° Valerio De Giorgi la
orchestra.
Il sogno diviene realtà e
l’Oratorio per Soli, Coro, Orchestra e Organo è eseguito in prima assoluta il 26
ottobre 2013 nel Convento S. Francesco di Lequile.
Il 18 agosto 2014 P. Luigi De Santis si consegna
“interamente allo splendore di messer lo frate Sole, simbolo dell’Essere e della
Vita”, ma ci lascia la sua musica perché sa che “… l’uomo sente il bisogno
profondo di prestare la voce a tutte le creature per cantare ciò per cui esse
esistono.
E, quando cominciamo a cantare,
noi cantiamo per tutte le cose, e non ci sentiamo più soli, perché siamo la
partitura musicale eterna, che cerca di trasmettere ciò che la realtà significa
[…] e, quando cantiamo, veniamo trascinati dalla meraviglia, e gli
atti di meraviglia sono segni e
simboli di ciò che le cose significano”.