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PREFAZIONE di Stefano Pellini
Perché
un’ulteriore edizione delle Variazioni
Goldberg? Se è vero, come sosteneva Calvino, che “un
classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” e che
“è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici
su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso”, possiamo ben dire che
un capolavoro della produzione bachiana come le Goldberg suggerisce una continua rilettura e stimola un’infinita
ricerca. Ben venga dunque un contributo che non ha scopi scientifici, ma più
squisitamente didattici: Sandro Carnelos si è già speso con competenza e
passione in prove di questo tipo, prima con l’Orgelbüchlein poi con l’Arte
della Fuga. Con queste opere Bach porta ai vertici dell’Arte
rispettivamente la forma del Corale e quella della Fuga. Con le Goldberg la
forma della Variazione tocca la sua vetta: l’Aria iniziale è un pre-testo che
racchiude in sé il materiale che si riverserà con traboccante ricchezza in
tutte le successive variazioni; in perfetta, bachiana circolarità, l’Aria
spegne in sé tutta quell’avvincente e multiforme trama sonora, lasciando
l’ascoltatore in quel delicato “stato di grazia” che solo le grandi opere
donano a chiunque si confronti con esse.
L’approccio
di un musicista, tanto più se si tratta di uno studente, a un’opera del
genere, irta di difficoltà non solo tecniche, può risultare poco agevole: il
presente lavoro, oltre ad offrire una sintetica ma efficace prefazione
storico-analitica, offre al fruitore il testo musicale con l’aggiunta delle
diteggiature che il Revisore ritiene utili ai fini dello studio e del
superamento delle difficoltà tecniche.
Presentazione
Introduzione
Gli ultimi canoni della copia di Bach
Glenn
Gould e le Variazioni Goldberg
Bibliografia Essenziale