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Il libro parla di tutte le gabbie, i gessi e le impalcature invisibili che la didattica vocale moderna ha costruito attorno alla voce nell’illusione di controllarla meglio (e col risultato di soffocarla), e di come imparare a liberarsene. Questo tipo di controllo statico e rigido, introdotto nel canto dalla foniatria artistica un secolo e mezzo fa e basato su una serie di azioni muscolari volontarie localizzate, si sta dimostrando col tempo sempre più nocivo e va pertanto sostituito con un diverso paradigma tecnico-vocale. E’ ora di svegliarsi insomma dall’ipnosi collettiva del controllo meccanico diretto della voce (fallimentare utopia, prodotta dalla scienza dell’Ottocento) e tornare a quella concezione tecnico-vocale olistica e naturale, che ha fatto grande nei secoli la scuola di canto italiana storica.
ANTONIO JUVARRA
insegna canto all’Accademia d’arte lirica di Osimo (con Raina Kabaivanska, Lella
Cuberli e William Matteuzzi) e storia delle tecniche vocali al Conservatorio di
Castelfranco Veneto. Ha cantato come solista nei più importanti teatri lirici,
tra cui la Scala di Milano, la Fenice di Venezia e l’Arena di Verona, con
direttori come Riccardo Muti, Gianandrea Gavazzeni e Julius Rudel.
Oltre che di numerosi saggi e articoli, è autore dei
seguenti testi sul canto:
il
trattato Il canto e le sue tecniche (Ricordi, 1987), il metodo
teorico-pratico Lo studio del canto
(Ricordi, 1999), entrambi adottati come testi di studio in molti conservatori
italiani, il volume di aforismi
Riflessioni figurate sul canto (Armelin, 2002), i libri
I segreti del belcanto. Storia delle
tecniche e dei metodi vocali dal Settecento a oggi (Curci, 2006),
Cantare, decantare, incantare (Ut
Orpheus, 2011), Incontri, esperienze e idee sul canto, (Ut Orpheus, 2013),
Canto perduto, canto ritrovato
(Armando, 2014), il libro con DVD La
tecnica vocale italiana (Armelin, 2014) e i volumi
Esserci o non esserci nel canto (Ut
Orpheus, 2014) e In principio era il canto (Ut Orpheus, 2015). Ha curato inoltre, per
la casa editrice Armelin, l’edizione moderna del metodo teorico-pratico di
Francesco Lamperti.
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I
Introduzione. Il quinto cieco
II
Lettera aperta a Celine Dion o della didattica vocale
foniatrica
III
To be or to do: that is the question
IV
Italians ovvero tempi che cambiano
V
Dare la flebo ai morti viventi e murare col
cemento i sepolti vivi
VI
Virtuose
della balbuzie concettuale
VII Figure
dell'immaginario vocale
VIII Il segreto del
grande "giro"
IX
Sette postulati di scienza belcantistica
X
Superprofessionisti
cantando, dilettanti allo sbaraglio insegnando
XI
Frasi a effetto
XII La
tecnica del belcanto come semplificatore di complessità
XIII Il "si canta come
si bisbiglia" del neobelcantista f.p.
XIV Vero e falso dire
nel canto
XV Lo strano
caso degli allievi
"virtuosistico-virtuali"
XVI Voice balls ovvero
i pallonari del "prodotto vocale"
XVII A volte raddoppiano
XVIII Il respiro del canto e della
vita
XIX Luna park
tecnico-vocali
XX Alle sorgenti
della cultura del belcanto
XXI Cronache dal "Libro
delle facce"
XXII Grandi cantanti di serie
"A" che hanno snobbato le teorie meccanico-muscolari
XXIII Belcanto e meccanocanto
XXIV Stirpi canore naturali
XXV La formula di mancini
ovvero sinergie naturali del canto
XXVI I trip dell'esotismo vocale
XXVII La voce "alta"
XXVIII Dell'affondare e del galleggiare nel canto
XXIX Storie
italiane di canto affondato (e affogato…)
XXX Mondi paralleli
"specialistici"
XXXI Dialogo di un belcantista e un
affondista
XXXII Gianguido Mussomeli intervista Antonio
Juvarra
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