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Questo
metodo,
adatto
ai
corsi
pre-accademici
dei
Conservatori e a
quelli
delle
Scuole
Medie
Musicali,
si
propone
di
avviare
alla
comprensione
del
testo
musicale,
secondo
la
genuina
verità
della
scrittura ritmico-melodica.
Si
tengono
perciò
presenti
due
criteri
irrinunciabili, se
si
vogliono
affrontare
i
più
diversi
scritti
musicali:
il
primo
è
che
le
figure
musicali
non
hanno
un
valore
fisso, ed
il
secondo
è
che
le
indicazioni di
tempo
hanno
più
di
una
interpretazione.
Infatti
fin
da subito
l’allievo
troverà
solfeggi
contenenti
scritture
ritmiche
basate
su
differenti
figure
di
“tactus”,
in
modo da
abituarsi
ad
attribuire
alle
figure
il
valore
che
il
compositore richiede
di
volta
in
volta.
E’
una
verità
storica
quasi
onnipresente che
il
valore
di
un accento
ritmico
possa
essere
espresso
graficamente
con
una
figura
musicale, o
con
un’altra,
lasciando
all’esecutore
il
dovere
di
capire
il
giusto
andamento
del
brano,
il
corretto
stacco
del
tempo.
In
altre
parole:
la
medesima
figura
musicale
ha
spesso
un
certo
valore
breve
in
un
“Allegro”,
ma
questo
valore
aumenta
in
un
“Adagio”.
E’
necessario
quindi
un
atteggiamento didattico,
che
tenda
ad
uniformare totalmente
il
pensiero
ritmico
che
l’allievo
adotta,
sia
quando
solfeggia,
sia
quando
canta
o
suona
il
suo
strumento.
In
questo
metodo
si
pone
in
primo
piano
l’uso
della
intelligente
tecnica
del
solfeggio ritmico,
introdotta
molti
anni
fa
in
Italia
da
Roberto
Goitre,
senza
rinunciare
anche
alla
tradizionale lettura
delle
altezze.
Il
solfeggio
ritmico,
ormai
diffuso,
utilizzato
e
presentato
in vari
libri
didattici,
è
quella
tecnica
che
fa
solfeggiare
pronunciando non
il
nome
delle
note
in
quanto
altezze,
ma
il
loro
valore
in
costante
corrispondenza col
gesto
della
mano,
tramite
apposite
sillabe
indicanti
un
valore
fisso.
La
gestualità
ha
sempre
una
precisa
relazione
con
il segno
grafico
Un’altra
precisazione
necessaria, che
discende
giocoforza dalle
considerazioni
appena
fatte,
è
che
l’indicazione di
tempo
non
chiarisce
in
modo
univoco
quale
sia
il
valore
da
dare
alle
figure,
ma
è
necessario attribuire
i
giusti
valori
con
una
considerazione
generale
del
contesto
musicale.
Ad
esempio:
una
semiminima
nel
tempo
2/4
può
valere
un
accento
(Ti) in
un
andamento
scorrevole
o
allegro,
potrebbe
invece
valere
due
accenti
in
un
adagio
(Ta).
Naturalmente
anche
la
capacità
di
lettura
delle
altezze
rappresenta
un
obiettivo
didattico,
perciò questi
solfeggi
verranno
eseguiti
sia
con
la
tecnica
del
solfeggio
ritmico,
e
sia con
quella
del
solfeggio
parlato
tradizionale.
L’aggiunta di
una
riga
in
notazione
ritmica
rappresenta
un
invito
esplicito
ad
assumere
questi
atteggiamenti
mentali,
per
prepararsi
ai
solfeggi
ritmici
dell’ultima
parte
del
libro
Il
percorso
didattico
dei
solfeggi
è
qua
e
là
integrato
da
letture
a
due
parti,
significativamente
accostate
ai
solfeggi.
Si
tratta
di
celebri
pagine
dal
repertorio
d’autore, liberamente
adattate
e
inserite
con
duplice
scopo:
da
un lato
quello
di
constatare
nel
repertorio
musicale
gli
stessi
contenuti
ritmici
appresi
nei
solfeggi
e
dall’altro
quello di
sperimentare
le
diverse
possibili
interpretazioni che
ogni
struttura
di
tempo
può
avere.
Si
pensi
ad
esempio
a
come
il
tempo
ordinario
possa
essere
battuto
in
due,
in
quattro,
o
in
otto
accenti,
a
seconda
di
un
preciso
contesto
espressivo
e
rapportandosi
alla
densità
della
scrittura
musicale.
Queste
letture
rappresentano solo
un
suggerimento ed
un
invito
ad
esplorare
il
repertorio
in
tutti
i
suoi
differenti
aspetti.
Si
raccomanda
la
lettura
ad
una
velocità verosimile,
accostata
ad
una gestualità
relativa
a
tale
velocità, attribuendo
alle
figure
il
loro valore
corretto,
indipendentemente dalla
indicazione
di
tempo.
Nella
seconda
parte
una
raccolta
di
studi
di
solfeggio
ritmico
sviluppa
ulteriori argomenti,
come
le
proporzioni
fra
i
tempi
e i
tempi
di
ritmo
misto.