![]() |
|
L’Arlequinade,
altrimenti detta Les millions d’Arlequin,
è un balletto in due atti messo in scena per la prima volta il 23 febbraio 1900
al Teatro dell’Ermitage di San Pietroburgo. Il libretto e la coreografia sono di
Marius Petipa, la musica è di Riccardo Drigo (anche direttore d’orchestra
dell’evento). Il lavoro, che ottiene un grandissimo successo, viene replicato
molte volte nel prestigioso Teatro Mariinskij e ripreso fino al 1924. Oggi, sia
pure modificato come qualunque balletto del passato, è parte del repertorio di
numerose ed importanti compagnie di balletto di tutto il mondo.
Nel fondo privato Riccardo
Drigo di Michele Armelin a Padova, Elena Randi ha ritrovato un preziosissimo
répétiteur dei Millions d’Arlequin.
Una volta pronta l’intera
partitura di un balletto, il compositore doveva scrivere una riduzione per uno o
due violini da usare alle prove. Infatti, per la maggior parte di esse, i
danzatori non erano accompagnati da tutta l’orchestra, ma da uno o due violini
anziché dal pianoforte, come, invece, in uso oggi. Questo manoscritto, che aveva
il nome di répétiteur, è particolarmente importante perché specifica
quale ‘colonna sonora’ fosse veramente utilizzata in una data produzione (quella
dei documenti a stampa non corrisponde quasi mai esattamente alla versione
impiegata in scena). Il répétiteur ritrovato è senza dubbio emendato, se
non steso, dal compositore stesso. Si tratta certamente di una fonte controllata
da Drigo in quanto si trova fra le carte che erano in suo possesso quando ha
abbandonato la Russia nel 1920, dopo la Rivoluzione, ed è arrivato a Padova, sua
città natale. Carte che, pressoché intonse, sono passate da Drigo all’editore
Zanibon e, infine, all’editore Armelin.
Preceduto da
un’introduzione di carattere storico-critico, il répétiteur dei
Millions d’Arlequin ritrovato viene qui pubblicato integralmente in una
copia fotostatica a colori.
In the private Riccardo Drigo
fund of Michele Armelin in Padua, Elena Randi has found a very precious
répétiteur of the Millions d’Arlequin.
Once the entire score of a
ballet was ready, the composer had to write a reduction for one or two violins
to be used in rehearsals. In fact, for most of them, the dancers were not
accompanied by the whole orchestra, but by one or two violins rather than the
piano, as is used today. This manuscript, which had the name of répétiteur, is
particularly important because it specifies which 'soundtrack' was really used
in a given production (that of the printed documents almost never exactly
corresponds to the version used on stage). The rediscovered répétiteur is
undoubtedly amended, if not extended, by the composer himself. It is certainly a
source controlled by Drigo as it is among the papers that were in his possession
when he left Russia in 1920, after the Revolution, and arrived in Padua, his
hometown. Papers that, almost untouched, have passed from Drigo to the Zanibon
publisher and, finally, to the Armelin publisher.
Preceded by an introduction of
a historical-critical nature, the rediscovered répétiteur of the Millions
d’Arlequin is here published in full in a color photostatic copy.