INTRODUZIONE ALLA PUBBLICAZIONE
Il ritrovamento degli spartiti dell’Arighi
Nell’estate 1972 don Cristino Cazzulani, allora vicario a S. Sigismondo, nel mettere ordine nella soffitta sopra la foresteria del Convento, si imbattè in alcuni attaccapanni grandi da sagrestia, imbottiti con vecchia carta incollata, su cui appendevano piviali e tunicelle; spinto dalla curiosità di sapere la data di quei giornali, ripulì con delicatezza quella carta, sotto la quale apparvero i segni di righi musicali e di note; su uno di essi vi era la scritta “Allegro del Sig. D. Giacomo Arighi”; su un’altra mezza pagina era riportato il nome di “Sig. Giuseppe Gonelli”; procedette quindi allo srotolamento di quelli che si rivelarono essere di fogli di musica manoscritti risalenti a una raccolta settecentesca di musica per tastiera; alcuni erano interi, altri tagliati a metà; fra questi ultimi, qualcuno si completava con un altro; inevitabili erano le abrasioni e i frammenti. Recuperò quindi tutti i fogli e i frammenti, trascrivendo 4 sonate intere e tre versi per tastiera; il corpus comprende un Allegro in Si bemolle (fogli 1 e 2 nella numerazione Cazzulani), un Allegro in Mi bemolle (fogli 3 e 4), uno Spiritosissimo in re minore (fogli 5, 6, 7), cui vanno aggiunti i fogli 8 e 9 che contengono una variante delle battute da 48 a 55, un Allegro in La (fogli 11, 12, 13, cui si uniscono i frammenti 14 e 15 e la variante alla parte conclusiva testimoniata nei fr. 16, 17, 18). L’attribuzione all’Arighi è riportata per esteso per i primi due brani; per i due seguenti, l’attribuzione è suggerita dall’identità della scrittura, dalle caratteristiche del tutto simili del materiale cartaceo e dalle affinità stilistiche rispetto alle prime due. Su altri frammenti (19, 21) il nome dell’Arighi compare nel titolo, ma l’esiguità di essi ne rende impossibile la trascrizione. Un mezzo foglio (33) riporta l’indicazione “Del Sig. D. Giuseppe Gonelli”: purtroppo anche per questo brano la ricostruzione è impossibile. I frammenti 20, 22, 23-24, 27-29, 30, 31, 34, 35, 36, non riportano alcuna indicazione di autore e non permettono di risalire a brani completi. Alcuni fogli o frammenti non presentano musiche. I fogli 37 e 38 hanno una diversa consistenza e dimensione; la grafia è rapportabile a quella precedente ma vi compare una numerazione per il basso continuo e stilisticamente si discostano sensibilmente dalle restanti musiche. I fogli restanti (39 – 59) comprendono, oltre a frammenti minori, parti strumentali di un “Invitatorio da Morto”.
L’analisi grafologica dei fogli fa ritenere che la mano che ha steso le musiche sia la stessa, anche se si notano differenziazioni più o meno marcate (i fogli 6, 7 e 11, 12 e 13 hanno segni più minuscoli e sono più trascurati e irregolari rispetto ai precedenti e ad altri frammenti come i 23, 24, 33, 34, 36; i fogli 37 e 38 hanno tratti più grandi); la presenza di annotazioni manoscritte (foglio 3, 2° rigo:”sarà meglio rovesciato” e foglio 3, 3° rigo: “come stà”), l’indicazione di ritornello sopra e sotto una battuta (foglio 3, 5° rigo), le varianti allo Spiritosissimo e all’Allegro in La e in generale la presenza di musiche non finite, di cancellature (foglio 7, terza riga, batt. 5), di abrasioni dell’inchiostro e di contrassegni in prossimità di stanghette, fanno ipotizzare che i fogli appartenessero allo stesso autore, forse provenienti da un quaderno di abbozzi o da carte di lavoro; i fogli 37 e 38, anche se non sono attribuibili con sicurezza all’Arighi, possono provenire da sue carte giovanili, vista l’arcaicità della scrittura e la presenza della numerazione del basso continuo. La presenza dell’Arighi è certa a S. Maria al Campo, all’epoca residenza di campagna del Capitolo della Cattedrale, dove doveva svolgere la mansione di Maestro di Cappella nei mesi estivi e dove è inciso il suo nome con indicazione dell’anno 1761 sulla portella che fiancheggia la tastiera di quel che resta dell’antico organo Antegnati. Quando la chiesa passò nel 1827 sotto la giurisdizione di S. Sigismondo, parecchio materiale fu quivi trasferito; può darsi che vi si trovassero le carte di un archivio musicale proveniente da S. Maria al Campo o da un lascito dell’Arighi.
Le restanti musiche provengono interamente dal manoscritto Poffa e sono riportate nell’ordine in cui si trovano nell’originale. Tale manoscritto sembra opera di un copista non compositore, poiché nel trascrivere le musiche dell’Arighi vi compaiono errori difficilmente imputabili a un avveduto musicista (interversioni di alterazioni, dimenticanza di cambi di chiavi, errori nel conteggio dei valori, accordi con note sbagliate); per contro, errori di questo tipo, ad eccezione di un caso che sembra un ripensamento del redattore, non sono ravvisabili nella raccolta Cazzulani.