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Händel, Georg Friedrich
1685-1759

Il Pianto di Maria (Giunta l’ora fatal), HWV 234

Cantata Sacra per voce sola di Soprano da eseguirsi davanti al Santo Sepolcro con Archi e Continuo. Opera attribuita a Giovanni Battista Ferrandini (1710-1791). Partitura e parti

45,00

Organico:
PDM 064
9790215810945
23x32
46+6 parti
Machella, Maurizio
Armelin Musica
PRESENTAZIONE DELL’EDITORE Dando alle stampe questa nuova pubblicazione non posso esimermi dall’offrire ai lettori alcune considerazioni sulle scelte editoriali, condivise con il Maestro Maurizio Machella, che hanno guidato la redazione in edizione moderna di questa stupenda composizione. Innanzi tutto voglio ricordare che la casa editrice Armelin persegue da diverso tempo lo scopo di riscoprire o riproporre un repertorio musicale che, purtroppo, è stato completamente o parzialmente dimenticato. Questo nostro lavoro ci ha portato a valorizzare sia compositori minori e opere considerate marginali, sia opere di famosi musicisti delle quali si era perso, parzialmente, traccia. Un caso tipico può essere considerata la pubblicazione di questa magnifica cantata “Giunta l’ora fatal” che risulta al numero 234 delle opere del grande compositore tedesco Georg Friedrich Händel. Sulla autenticità della composizione sono sorti molti dubbi. Studi recenti di eminenti musicologi italiani e tedeschi attribuiscono questo lavoro al compositore italiano Giovanni Battista Ferrandini . Ovviamente non voglio addentrarmi in considerazioni che riguardano gli studiosi di musicologia. Il lavoro dell’editore è quello di saper offrire al pubblico la migliore musica possibile al di là delle firme più o meno eminenti. Che questa opera sia stata scritta da Händel, ma in uno stile poco händeliano o che, piuttosto, il veneziano Ferrandini ne sia il reale compositore, nulla toglie alla sostanza di questa cantata che è da considerare senz’altro un capolavoro del periodo barocco. Ovviamente, in fase di realizzazione della pubblicazione, ci siamo chiesti con il M° Machella a quale dei due compositori attribuire in modo più evidente e per motivi editoriali questa composizione. La scelta è caduta su Händel per le seguenti semplici ragioni: prima di tutto nei manoscritti in nostro possesso viene riportato solamente il nome del compositore tedesco; inoltre quest’opera appare ancora nel catalogo di Händel, anche se corredata di molti dubbi di autenticità. Un altro motivo è che la attribuzione a Ferrandini non è certa. Alcuni avanzano seri dubbi come Reinhard Goebel il quale ricorda, nel booking che correda il cd nel quale ha registrato in modo mirabile l’esecuzione di questo capolavoro, che Ferrandini era un “compositore di livello men che mediocre” e alcune parti di questa composizione sono di “grande raffinatezza retorica, difficilmente concepibili in un compositore italiano del Settecento”. Quindi nell’attesa di vedere chiarita questa querelle ci teniamo alla prima se pur dubbia lezione. In ultima pensiamo che la nostra scelta di copertina G.F. Händel / incerta / Il pianto di Maria / (Giunta l’ora fatal) / HWV 234 / opera attribuita a / Giovanni Battista Ferrandini / sia al tempo stesso corretta sul piano delle indicazioni formali delle attribuzioni che di richiamo per il grande pubblico. Mi auguro che questa pubblicazione possa stimolare i musicologi a maggiori studi che portino a definire in modo inequivocabile il nome del compositore che ci ha donato questa stupenda cantata. IL TESTO Giunta l’ora fatal dal ciel prescritta, che sul Calvario monte, con tragico apparato, girne dovea del Creatore il Figlio videsi anch’Ella in luttuoso ammanto, la sconsolata Madre esser presente alla tragedia atroce, e starne, – ah cieli! immobil nel dolor; soltanto in vita quanto sentir potesse l’immensa acerbità del suo tormento. E, mentre tutta in pianto si sciogliea, così fra suoi singhiozzi Ella dicea: “Se d’un Dio fui fatta Madre per vedere un Dio morire, mi perdona, Eterno Padre, la Tua grazia è un gran martire. Ah me infelice! Ahi lassa! Il mio Figlio divino, da un discepol tradito, da un altro ancor negato, dai più fidi fuggito, da tribunali ingiusti, come reo condannato, da fragelli percosso, trafitto dalle spine, lacerato da chiodi, crocifisso fra ladri, dal fiele abbeverato, dal mondo vilipeso, dal cielo abbandonato. E ancor non basta se da barbare squadre il bel suo Nome fra le bestemmie ancor non deggio udire? Ahimè ch’Egli già esclama ad alta voce, Angeli non l’udite? Padre l’abbandonasti? Almen Tu, Santo Spirito, soccorri quella divina fronte in cui desian specchiarsi l’angeliche del Ciel squadre, sì pure già sparsa di mortal mesto pallore, sopra il petto l’inchina Ei muore, Ei muore! Sventurati miei sospiri se quest’alma non scioglierete, molto poco voi potete molto lieve è il mio dolore. Atrocissimi martiri che in umor gli occhi stillate, poco è il duol se non stemprate tutto in lagrime anche il core.” Sì disse la gran Madre in vedendo spirar l’amato Figlio, insensata per duol tosto divenne e priva d’ogni senso al suol poi svenne; ma tosto al chiuder gl’occhi dell’eterno Fattore, udissi intorno un fragor di sassi, un crollar della terra, un vacillar del suolo, sì del morto Signor l’agita il duolo. Ha decretati Iddio tre terremoti universali in terra: un nel morir del Verbo, nel suo risorger l’altro, e il terzo alfine, – ahi nel pensarlo io tremo, a quel che fia -, nel gran Giudizio estremo. Pari all’ amor immenso fu immenso il suo patir. E solo allora atroce gli fu la propria croce che di sue pene il senso gli tolse il suo morir. Or se per grande orror tremò la terra morir vedendo un Dio fra tormenti sì rei, uomo, trema ancor tu che terra sei! Giovanni Battista Ferrandini Giovanni Battista [Zaneto] Ferrandini (Venezia c.1710 – München 1791). Allievo di Antonio Biffi al Conservatorio dei Mendicanti a Venezia si trasferì giovanissimo a Monaco di Baviera dove ottenne posto (1722-1726) come oboista presso il Duca Ferdinando di Baviera. Dal 1723 Ferrandini ricoprì l’incarico di compositore di corte dell’Elettore Karl Albrecht. Fu durante questo periodo che cambiò il suo nome di battesimo originario Zaneto in Giovanni Battista. Sempre nello stesso periodo l’editore Le Cène di Amsterdam pubblicò le sue Sei sonate per flauto traversiere e basso, op. 1 alle quali seguirono le Sei Sonate a flauto traverso o oboe, o violino e basso continuo, op. 2 pubblicate a Parigi da Boivin e Le Clerc. Nel 1753 fu inaugurato il nuovo Residenztheater di Monaco con un opera di Ferrandini: Catone in Utica. Alla fine dello stesso anno intraprese un viaggio in Italia. Nel 1755 per motivi di salute si trasferì a Padova. Qui, nel 1771, Leopold e Wolfgang Mozart gli fecero visita e nell’occasione il giovane genio di Salisburgo si esibì al clavicembalo. Nel 1790 Ferrandini fece ritorno a Monaco dove si spense il 25 settembre dell’anno successivo. Durante la sua vita Ferrandini godette di ottima reputazione specialmente come compositore per il teatro d’opera. Oltre a musica per il teatro Ferrandini compose diverse cantate, arie, canzonette. La sua produzione strumentale comprende oltre alle citate sonate per flauto, sinfonie e altre composizioni da camera.