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Couperin, François
1668-1733

Messe Propre pour les Convents

Partitura con Guida alla comprensione, analisi ed esecuzione di Sandro Carnelos

40,00

Organico:
MAN 152
9788899619374
21,5x31
92
Carnelos, Sandro
Armelin Musica

CONTENUTO:

Presentazione di Alessandra Mazzanti

La scuola organistica francese
François Couperin
La pubblicazione
Struttura dell’opera
Gli organi della chiesa di Saint-Gervais-Saint-Protais
L’organo di Saint-Gervais ai tempi di François Couperin
Il materiale sonoro
Il pedale d’organo all’epoca di Couperin
Gli organisti di Saint-Gervais
La registrazione dell’organo classico francese
Inégalité
L’inégalité in Bach e Händel
Georg Muffat e la divulgazione dell’inégalité
Johann Fischer compositore fra Bach e Muffat
Bach in stile francese
Henry Purcell e l’ineguaglianza in Inghilterra
Analisi e metodo di studio
La diteggiatura
Articolazione e fraseggio
Abbellimenti
Bibliografia Essenziale

LA PARTITURA:
Kyrie
Plein Jeu – Premier Couplet
Fugue sur la Trompette – 2e Couplet
Récit de Chromhorne
Trio à 2 dessus de Chromhorne et la basse de Tierce – 4e Couplet
Dialogue sur la Trompette du Grand Clavier et sur la Montre, le Bourdon et le Nazard du Positif – Denier Couplet
Gloria
Plein Jeu – Premier Couplet
Petitte fugue sur le Chromhorne – 2e Couplet
Duo sur les Tierces – 3e Couplet
Basse de Trompette – 4e Couplet
Chromhorne en Taille – 5e Couplet
Dialogue sur la Voix humaine – 6e Couplet
Dialogue sur les Tierces et la Basse sur la Trompette – 7e Couplet
Récit de Tierce – 8e Couplet
Dialogue sur les Grands Jeux – Dernier Couplet
Offertoire sur les Grands Jeux
Sanctus
Premier Couplet du Sanctus
Récit de Cornet – 2e Couplet
Élévation – Tierce en Taille
Agnus Dei
Dialogue sur les Grands Jeux – Second Couplet
Deo Gratias – Petit Plein Jeu

PREFAZIONE di Alessandra Mazzanti François Couperin, le Grand, rappresenta una di quelle personalità che segnano un’epoca. Come sovente accade a coloro che vedono ciò che la maggior parte dei contemporanei ancora neppure immagina e può comprendere, la sua grandezza e genialità non ebbero particolare riscontro tra i suoi contemporanei, tanto che morì quasi dimenticato nel periodo in cui Rameau cominciava, con l’Hyppolyte et Aricie, la sua brillante carriera di operista. Se fino alla fine del Settecento saranno soprattutto i tedeschi a riconoscere a Couperin la stima più durevole, a parte qualche brano trascritto da Clementi, dovremo attendere il 1888 per avere un’edizione delle sue opere (ad opera di Friedrich Chrysander e curata da Johannes Brahms) ed ancora altri 20 anni perché venga stampata la sua opera omnia. Insomma, quasi 200 anni trascorrono dalla sua morte perché la sua figura venga nuovamente riconosciuta e rivalutata. Da questo momento in poi i più grandi musicisti trovano in lui un compositore cui riferirsi e tributare omaggio, come Maurice Ravel che scrive Tombeau de Couperin, o compositori quali Richard Strauss, Darius Milhaud, Alexis Roland-Manuel, Hendrik Andriessen, Alfred Cortot, Désiré-Emile Inghelbrecht che ne trascrivono sue composizioni per orchestra. Béla Bartòk lo eseguiva spesso in concerto e ha curato un’edizione di alcuni suoi brani. Igor Stravinskij affermava di suonare spesso le sue composizioni per favorire la propria ispirazione. Sono le dichiarazioni dello stesso Couperin che più di ogni altra cosa ci chiarificano la sua personalità e le finalità che egli si poneva con la sua musica. Affermava infatti di comporre soltanto «pour ceux qui ont le goût exquis» (per coloro che hanno un gusto squisito) e forse è proprio tale raffinatezza di pensiero che più ha contribuito ad allontanare da lui quel pubblico che cercava soprattutto nella musica una forma di divertimento brillante. Così, sempre nella prefazione al Premier livre de clavecin (1713) scrive: «J’avoue de bonne foi que j’aime mieux ce qui me touche que ce qui me surprend» (Confesserò in buona fede che preferisco ciò che mi commuove a ciò che mi sorprende), una concezione della musica e dell’esecuzione musicale che non differisce molto da quella che sosterrà quasi mezzo secolo dopo Carl Philipp Emanuel Bach nel suo Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen (1753). Queste sono alcune delle innumerevoli ragioni per cui la musica organistica di François Couperin valga essere sempre ulteriormente studiata, approfondita, diffusa, ben eseguita, compresa, goduta. La presente edizione curata da Sandro Carnelos, che completa, assieme alla Messe Solemnelle à l’usage ordinaire des Paroisses, la pubblicazione delle opere per organo di François Couperin, non solo costituisce una attenta e puntuale trascrizione dall’originale pubblicato da André Danican (Versailles, 1689-90), ma rappresenta una guida all’esecuzione che si rivolge sia all’organista professionista che all’organista di chiesa o al non professionista che voglia compiutamente eseguire la musica di questo affascinante autore e avvicinarsi al mondo sonoro dell’organo francese del XVII e XVIII secolo. Raramente la prefazione ad un’opera riesce tanto esaurientemente a dare tutti quegli elementi, sia tecnici che culturali e musicologici, che Sandro Carnelos sa offrire in modo sintetico e puntuale. Il giovane organista infatti è per lo più costretto a cercare ognuna delle nozioni che vengono qui fornite, attraverso lo studio di molte e diversificate fonti e difficilmente riesce, senza un’attenta guida, a sintetizzarle e comporle. Sandro Carnelos, dopo aver delineato il quadro storico entro cui Couperin vive ed opera, illustra particolareggiatamente le forme musicali in uso al tempo, e poiché ognuna di esse è strettamente collegata ai registri organistici con i quali deve venire eseguita, descrive gli organi francesi, ed in particolare l’organo della chiesa di Saint-Gervais a Parigi presso cui Couperin era organista. Di grandissima utilità, per esempio, è la rappresentazione grafica di una delle pedaliere in uso all’epoca e che difficilmente l’organista che non fosse stato a visitare organi storici francesi potrebbe visivamente immaginare. Il grande spazio poi riservato alla pratica dell’inégalité risulta particolarmente chiaro ed accurato. Prima di concludere con un’esaustiva bibliografia, Sandro Carnelos propone una guida su come affrontare una qualsivoglia opera musicale ed organistica in particolare, un proficuo metodo di studio mai veramente compreso ed applicato. Propone inoltre importanti riflessioni sulla diteggiatura. Riflessioni che non riguardano solo, in modo teorico ed astratto, le diverse diteggiature utilizzate dal passato e, a mano a mano, fino al presente, ma che cercano di indicare come ognuno possa fare scelte concrete in ogni diverso brano e in ogni diverso passaggio, in funzione anche della propria mano. Questo viene poi dimostrato inserendo in partitura un’accurata scelta di diteggiatura possibile che rappresenta una validissima guida allo studio dei brani. Poiché su questi argomenti (metodo di studio, diteggiatura, articolazione e fraseggio) le opinioni possono essere anche molto diverse e pur valide, e che quindi facilmente qualunque opinione può venire avversata per sostenere un differente punto di vista, trovo a maggior ragione utile ed interessante l’esplicita proposta di Sandro Carnelos che, ponendosi un chiaro e dichiarato fine didattico, viene incontro a quelle domande, dubbi, difficoltà che ogni organista incontrerebbe la prima volta che si avvicinasse a questo autore e a questo genere di repertorio. Da organista e da didatta non posso che plaudire alla nascita di questa edizione, chiaro frutto di una duplice cura: quella musicologica e quella divulgativa. Mi complimento con Sandro Carnelos che con successo è riuscito in questo intento.