PREFAZIONE di Roberto Bonetto
Charles Burney, dopo aver avuto occasione di ascoltare a Parigi nel 1770 alcuni celebri musicisti e, tra loro, celebri organisti, sentenziò che la musica francese “risulta notoriamente odiosa in tutta Europa, fatta eccezione per la Francia”. A dispetto di questo caustico commento è bene ricordare che in quegli anni la tradizione dei grandi maestri francesi era oscurata dalla spettacolare esteriorità di un Balbastre o di un Daquin e l’attento Burney non poteva aver conosciuto la profonda nobiltà dei lavori di Couperin le grand.
È infatti, per noi, innegabile il fascino che traspare nelle pagine dei compositori francesi del periodo barocco, e tali pagine furono riportate alla conoscenza del grande pubblico solo nel XIX secolo grazie al lavoro di illustri studiosi citati nella prima parte di questa edizione.
Fascino e ammirazione che anche Johann Sebastian Bach mostrò nei confronti di un Nicolas De Grigny e di altri organisti del periodo, più appropriatamente definito, classico dell’organo francese. Tra questi organisti la figura di un poco più che ventenne Francois Couperin appare gigantesca e le poche sue composizioni organistiche si stagliano come formidabili esempi di stile.
All’amico Sandro Carnelos il merito di aver messo mano ad un materiale che proprio nella comprensione e nell’aderenza stilistica presenta grande complessità. La conoscenza di un mondo espressivo è il presupposto di ogni approccio interpretativo, ma ciò appare sicuramente più importante – se non addirittura imprescindibile – quando si affronta il linguaggio dell’organo classico francese. In questo senso Sandro Carnelos prepara l’approccio al lavoro di Couperin con una approfondita analisi storico-stilistica, mettendo al centro della nostra attenzione lo strumento per il quale questa musica fu concepita. Infatti, la produzione organistica del periodo classico, e non solo, è strettamente connessa con lo strumento “organo” di quegli anni e la conoscenza, l’uso dei registri specifici di tali strumenti e le precise indicazioni date dai compositori sono certamente più utili di qualunque dissertazione trattatistica sull’interpretazione.
Questa edizione curata da Sandro Carnelos ci fa ben comprendere la centralità del suono dell’organo francese e stimolerà sicuramente la curiosità di voler sentire questo “suono” in quanti vorranno avvicinarsi a queste Messes di F. Couperin.
Carnelos affronta in maniera convincente la tediosa questione dell’inégalité e degli abbellimenti; questioni che, lungi dall’essere inequivocabilmente risolte, vengono presentate con indicazioni storicamente precise.
Il revisore però, proprio alla luce della sua grande esperienza concertistica e didattica, puntualizza che solo il gusto dell’interprete, sorretto necessariamente da una approfondita conoscenza stilistica, potrà essere alla fine il vero arbitro.
Un’edizione, quindi, che si rivolge a tutti coloro che vorranno confrontarsi con lavori esemplari di uno straordinario momento dell’organo con l’auspicio di potervi ritrovare quella, grace et majesté che, come rimarcato da Marchand e da Rameau, sono le caratteristiche identificative di questo stile.