Giulio Zacchino, musicista che visse e operò nella Trieste del Cinquecento, non è solo ricercato organista e abile organaro, ma anche solido polifonista capace di bilanciare articolazione contrappuntistica e cura per l’intelligibilità del testo, secondo gli orientamenti della Controriforma. Lo stile è severo ed equilibrato nel trattamento delle parti, che lasciano pochi varchi in un ordito denso e ricco di spunti imitativi: «vitat pausas», si direbbe riprendendo un’osservazione che riguardò in un’epoca precedente il polifonista Nicolas Gombert. Mottetti come brevi, quasi aforistici ricercari, austeri ed ariosi al tempo stesso