Presentazione
Organo Concelebrante ha origine da alcune considerazioni.
La letteratura organistica è sorta prima come sostegno e poi si è sviluppata in dialogo o commento al canto liturgico: Cavazzoni e Frescobaldi, Couperin e De Grigny, Pachelbel e Bach ne sono stati i Maestri.
Ora i Preludi ai Corali composti, ad esempio, da Bach sono dei grandi capolavori e gli organisti li considerano giustamente come la musica più adatta al luogo sacro. Bisogna riconoscere, tuttavia, che quei Preludi scaturiscono dalla melodia del corale eseguito poi dall’assemblea; ma se l’assemblea non canterà e neppure conosce quella melodia, essi, i Preludi, perdono quasi interamente la loro ragione d’essere.
Negli ultimi decenni sono moltissimi i canti introdotti nelle nostre chiese. Parte di questi sono di discutibile qualità e gli organisti hanno brevissimi momenti a loro disposizione. In genere si è rotto il collegamento storico fra il canto e l’organo, senza dire che, in molte liturgie, il suono dell’organo si è spento, malamente sostituito.
Senza reclamare uno “spazio” proprio dell’organista, i brani dell’Organo Concelebrante fanno propria la melodia intonata dall’assemblea, la collocano in un contesto concertante, in una successione di intonazioni, interludi, postludi che lasciano all’assemblea la gioia di una preghiera piena, sonora, artisticamente bella.
Il valore di quest’opera può essere ritenuto modesto, ma è pur latore di un grande messaggio:
§ l’organo deve continuare a concelebrare nella liturgia: questa è la sorgente della sua vitalità;
§ nelle celebrazioni se l’organo non è ben collegato alla liturgia, intristisce;
§ il canto dell’assemblea e lo splendore dell’organo, uniti insieme, daranno una nuova vita alla letteratura organistica.
Quest’opera è orgogliosa di offrirne un esempio di realizzazione.
P. Armando Pierucci