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Juvarra, Antonio

Riflessioni Figurate sul Canto

500 aforismi

20,00

Organico:
MAN 018
9788895738017
15x21
140
Armelin Musica
Prefazione alla Terza edizione Vent’anni sono passati dalla prima edizione di questo libro, a cui poi ne è seguita una seconda, arricchita, a distanza di due anni. Esso ha rappresentato una svolta nella mia personale concezione del canto, fino ad allora ispirata a un’idea sostanzialmente foniatrica della tecnica vocale. Quello foniatrico rimane anche oggi il paradigma dominante nelle scuole di canto, ma il fatto stesso che questo libro sia arrivato alla terza edizione indica che la fiammella di una diversa concezione del canto, che è nel contempo nuova e antica, non si è spenta, e sappiamo con Mahler che tradizione significa appunto custodire il fuoco, fuoco rappresentato nel nostro caso dai principi tecnico-vocali della scuola di canto italiana storica, nota anche come scuola del belcanto o del canto a risonanza libera. In questa nuova edizione ho mantenuto inalterata la struttura del libro, approfondendo in maniera più lucida e consequenziale certi concetti tecnico-vocali come quello di ‘appoggio’, di ‘articolazione-sintonizzazione’ e di ‘altezza’, ed eliminandone altri potenzialmente fuorvianti, come quello di forza vitale ascendente e di direzione verticale ascendente dell’energia. Il tutto nel rigoroso rispetto delle indicazioni contenute nei trattati classici del belcanto, in primis le ‘Opinioni’ del Tosi e le ‘Riflessioni’ di Mancini. Da secoli ormai in tutto il mondo si riconosce unanimemente la superiorità della vocalità di scuola italiana, ma ciò che oggi si è perso è la conoscenza delle precise cause tecnico-vocali che la rendono possibile e che obbediscono al principio ergonomico di massima resa e minimo sforzo. A offuscare questa conoscenza è stata storicamente l’influenza di una concezione vocale antitetica, introdotta dalla foniatria, che si ispira al riduzionismo meccanicistico della scienza ottocentesca. Il meccanicismo foniatrico si spaccia per scientifico, ma in realtà viola il postulato primo di ogni scienza: partire dalla realtà com’è e non come si immagina che sia in base ai propri pregiudizi ideologici. Il primo abbaglio conoscitivo, preso dai fautori delle tecniche vocali foniatriche, consiste nel pensare che il corpo che crea il miracolo del canto sia il corpo dell’anatomia. Questo in realtà non è altro che una mera rappresentazione razionale ‘esterna’ e non ha nulla a che fare con quel vissuto sensoriale intimo, che è la vera causa del canto.  Dall’illusione di poter entrare nel corpo anatomico, come Alice nello specchio, per cercare là, nel labirinto dei muscoli, dove si nasconderebbe ‘il genio del canto’, è nata storicamente l’utopia della didattica vocale foniatrica, che consiste nel pensare che la conoscenza dell’esatta collocazione e della funzione dei vari muscoli corrisponda a una loro migliore capacità di controllo, quando anche i bambini sanno per esperienza che per imparare a parlare e a camminare non bisogna consultare l’atlante anatomico e che la fonazione (sia parlata sia cantata) avviene fisiologicamente (ergo scientificamente) per concepimento mentale del suono, cioè per controllo muscolare indiretto, e non per controllo diretto delle corde vocali e di altri muscoli. Ripristinare i principi da cui è scaturita la grande scuola di canto italiana rimane l’obiettivo di questo libro e presuppone un lavoro che è insieme di natura tecnico-vocale, di natura estetica e di natura gnoseologica. Questo in ossequio all”equazione’ di Schopenhauer: “I gradi di coscienza sono gradi di realtà”.