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Scattolin, Pier Paolo

Trenodia [se] …questo è l’uomo…

Per voce recitante, soli, coro di voci bianche, coro, orchestra, ensemble di strumenti antichi. Testi poetici sulla Grande Guerra

79,00

Organico:
ECV 180
9790215821972
29,7x42
84
Armelin Musica
Trenodia, “[se]… questo è l’uomo”, è una pièce scenica in cui si alternano recitazione e musica vocale col corredo (ad libitum) di un’azione coreografica da impostare in maniera scarna ed essenziale. La parte recitata su cui è costruito un sobrio e quasi evanescente itinerario drammaturgico è costituita dalla lettura di una miscellanea di poesie e prose scritte da poeti e soldati che parteciparono o che scrissero sulla Grande Guerra: Renato Serra, Giuseppe Ungaretti, Piero Jahier, Aldo Palazzeschi, Emilio Lussu, Carlo Emilio Gadda, Paolo Monelli, Edoardo Sanguineti, Primo Levi. La musica è stata composta da Pier Paolo Scattolin: oltre al materiale musicale originale riecheggiano in maniera evocativa anche frammentarie citazioni di alcune melodie che erano cantate nella “ordinaria consuetudine” della vita di trincea durante le pause spesso lunghe e alienanti dell’aberrante attività bellica. Trenodia non è un musical commemorativo, ma uno spazio temporale e sonoro di riflessione sull’agire dell’uomo, sulle motivazioni, sulle reazioni e la visione del soldato ben diversi da quella degli alti comandi o del potere politico. La guerra come condivisione di un’esperienza negativa, in cui il potere appare totalmente alieno da un’interpretazione logica della vita e in tutta la sua dimensione di monstrum. La composizione si muove a “zolle” polifoniche, mettendo vicine forme musicali frammentate, elementi musicali tra di loro distanti e contradditori, come poteva essere quel canto natalizio intonato dai due eserciti contrapposti che disubbidendo ai comandi fecero una tregua nella notte di Natale. La loro dispersione in mezzo alla recitazione li rende drammaticamente vivi e realistici, comunque molto diversi rispetto alla compiutezza della “canzone” che ne rende un “confezionamento” più distanziato, quasi come un esercizio estetico. La pièce si compone di cinque parti: I. Parodo (Preludio), II. …frammenti… (Trenodia 1), III. …echi… (Trenodia 2), IV. Per non dimenticare, V. Esodo (Catarsi). Il Parodo raccoglie alcuni dei materiali musicali e testuali che saranno sviluppati nelle altre quattro parti: i frammenti melodici sono in parte originali ed in parte provengono da canzoni popolari alcuni dei quali noti come canti di “montagna” o degli “alpini”. In …frammenti… appaiono fugacemente i canti popolari Quel mazzolin di fiori, Era una notte che pioveva, O ce biel cjscjel a Udin, Oi del val Camonica, La barbiera, La banda, Nella Somalia bella, Fa la nana; inserite in una miscela di alternanze e di sovrapposizioni, raramente le melodie raggiungono un’integrità autonoma: il contesto sonoro spaiato e alienante ne distorce l’originale significato e lo pone in un rapporto antitetico e conflittuale con il contenuto dei testi; …echi… e Per non dimenticare sono composizioni originali di Pier Paolo Scattolin in cui i testi poetici e letterari sono accostati in maniera dialettica fra di loro e passano dallo stato di recitazione a quella di materiale sonoro, diventando essi stessi il contenuto musicale e lo sviluppo drammaturgico. Soprattutto in Per non dimenticare, ispirata da Natale, la nota poesia che Ungaretti scrisse alla fine del 1916, l’atmosfera diventa maggiormente rarefatta: la composizione si affida all’alea, alla spazializzazione della fonte sonora e alla disintegrazione fonemica dei testi per amplificare musicalmente una sorta di narrazione dell’anomalia e delle conseguenze della guerra. In Esodo, in cui il coro e i solisti drammaturgicamente e coreograficamente escono di scena, è costituito da frammenti musicali di tre diversi Agnus Dei: i frammenti, tratti dall’Agnus Dei di Samuel Barber, di Krzysztof Penderecki e dal Requiem di Pier Paolo Scattolin, sono l’espressione catartica conseguente all’efferatezza e all’insensatezza della guerra, l’abbandonarsi rassegnato alla ricerca della divinità per trovare uno spazio all’esigenza umana di espiazione e di purificazione. La pièce è stata eseguita per la prima volta alla Certosa di Bologna il 25 settembre del 2015 a cura del Coro Euridice in collaborazione con l’Istituzione Musei di Bologna. La durata è di circa 60 minuti.