La trascrizione e la libera elaborazione di questi piccoli capolavori musicali, ha il solo scopo di far conoscere al numeroso e variegato pubblico, che anima le realtà corali contemporanee, la produzione sacra meno conosciuta di Fauré; (le molteplici esecuzioni riguardano soprattutto il Requiem op.48 e del Cantique de Jean Racine op.11).
Composti originariamente per voci soliste con accompagnamento di organo o pianoforte, vengono qui trascritti e rielaborati per coro a cappella, a voci pari femminili, a voci pari maschili e per coro misto.
Come appare spesso nei lavori cameristici, mostra di continuare la tradizione romantica ma con una mentalità classica lucidamente razionale fatta di riservatezza e aristocrazia.
La sua liricità si allontana molto da Schumann, Schubert e Brahms, ed è già più vicina a Debussy. Più che ai contenuti del testo essa appare attenta alle segrete risonanze e corrispondenze tra forme e musica, contrassegnata da morbide sonorità e da un uso sapiente del modalismo, con raffinate e preziose concatenazioni armoniche.
Fauré intende la religione come sorgente d’amore e mai come timore o paura, e ci propone un canto dolce, pacato, talora profondo e triste, ma mai troppo drammatico, musica che ispira fede, tenerezza, speranza e meditazione.