Le fonti che ci informano intorno ai processi e all’oggetto della formazione musicale del clero in Italia, dal concilio di Trento fino a tutto il secolo xix, sono costituite da una pluralità di testimoni concepiti per scopi differenti. Il testo di Federico Del Sordo si dedica allo studio di questi documenti, tracciando un quadro completo dell’eziologia, della genealogia e della funzione pedagogico-didattica dei testi che riguardano la teoria e la prassi di ciò che oggi viene comunemente definito canto fermo (di lì il titolo, desunto da un metodo di Francesco Maria Grandi pubblicato nel 1858). Le fonti propriamente didattiche (finalizzate all’insegnamento del canto fermo e perlopiù destinate al clero consacrando) collazionate ed esaminate sono 101 e, praticamente, ricoprono l’intero universo di testi stampati in Italia durante l’arco storico preso in esame (1545-1895). A queste fonti, che costituiscono la parte più consistente e più significativa della ricerca da cui scaturisce l’opera, se ne aggiungono altre 43 che sono state scelte attraveroso un campionamento ragionato: raccolte del repertorio destinate ai badaloni posti al centro dei cori lignei (libri chorali, o più esattamente libri liturgico-musicali come antifonari, graduali, responsoriali, ecc.), documenti normativi che regolarono lo svolgimento dei riti, anche nella loro parte cantata (cerimoniali, directoria, pontificale, ecc.) e una serie di trattati destinati alla prassi (compresa la composizione) che condivisero periodo storico, concetti e didattica con il mondo del canto fermo.
Nell’opera, che si articola in due distinte parti (volume primo, con tomo i e tomo ii, e volume secondo), viene innanzi tutto esaminata la culla culturale di questo complesso sistema educativo e la sua attuazione attraverso il metodo aristotelico fatto proprio dall’iter assunto dalla Compagnia del Gesù, metodo che accompagnò la riforme tridentine (in particolare la quelle della Sessione xxiii) nell’ambito della creazione e della successiva riformulazione dei seminari. Ne discende un complesso incrocio di prospettive didattiche (che Del Sordo esamina anche alla luce di altri paradigmi: dal meccanicismo al riproduttivismo, dalla differenziazione sociale alla riflessione-in-azione). Esse si diramano nella teoria — che eredita e adatta alle varie epoche la concettualizzazione greco-romana, formalizzata nel Medioevo attraverso l’opera di Guido aretino e ripercossa dai grandi teorici delle epoche successive (Marchetto, Gaffurio, Zarlino), nella prassi organistica (zona importante della “flusso comunicativo” del rito religioso) e nella sofisticata rete di sfumature attraverso le quali il cantore doveva essere in grado di esprimere la sacralità del testo reso monodia. Tutto ciò viene esaminato con puntuale particolarismo, documentato attraverso una vastissima bibliografia di testi dell’epoca e di ricerche (anche recentissime, fino al 2016) ed esemplificato numerosi digrammi, esempi, tabelle e riproduzioni di opere originali. Il secondo volume riporta l’indicizzazione completa di tutti i capitoli delle fonti studiate: un utilissimo strumento di ricerca per esplorare questo campo della musica liturgica che per molto tempo, dopo la Restaurazione gregoriana, è stato erroneamente ritenuto secondario se non, addirittura, emblema di un periodo storico da accantonare e che solo in tempi molto recenti ha incontrato nuovamente l’interesse degli studiosi.