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Tallis, Thomas
1505c.-1585

Spem in alium nunquam habui

Mottetto per coro a 40 voci. Partitura di grandissime dimensioni

48,00

Organico:
ECV 152PT
9790215818071
35x50
20
Gentilini, Cristian
Armelin Musica
Il manoscritto Egerton 3512, attualmente in possesso della British Library, è la partitura più antica oggi conosciuta del mottetto Spem in alium nunquam habui composto da Thomas Tallis (ca.1505 – 1585). La data di stesura di quest’opera non è ancora del tutto certa, ma gli studi più recenti la individuano intorno ai primi anni settanta del XVI sec. Detto manoscritto (6 grandi fogli 79 x 29 cm, ciascuno formato da due pagine rilegate nel lato lungo; copertina e retro recanti il motivo floreale «From the Farnborough Fund» in oro impresso su sfondo verde) fu redatto presumibilmente dopo il 1616: non si tratta di una vera e propria partitura, ma in esso il copista ha riportato nell’ordine prima tutte le voci più acute, scritte in chiave G2 (chiave di Sol posta sul secondo rigo), numerando i righi 1, 6, 11, 16, 21, 26, 31, 36, poi tutte le voci in chiave C2 contraddistinte dalla numerazione 2, 7, 12, 17, 22, 27, 32, 37, e così via per gli altri righi disposti nelle chiavi C3, C4 e F4. In questo modo si deduce una suddivisione della partitura in otto cori, ciascuno di questi a cinque voci. Le ultime indagini musicologiche identificano con molta probabilità nella mano di John Ward, copista di altri manoscritti contemporanei all’ Egerton, la paternità della calligrafia di questa fonte. Al centro della partitura, dopo il ventesimo pentagramma, si trova la parte del basso continuo non cifrato «The Thorough bass». Ogni pagina presenta negli spazi che separano i righi dei cinque registri vocali una doppia numerazione delle battute: una cifra ogni battuta ed un seconda con un numero progressivo ogni due battute. Ai piedi del secondo foglio la nota «The figuring of the 35 must be for the 30, but its was mistaking the figures» spiega che l’ordine delle parti 30 e 35 è stato invertito, infatti dal terzo foglio in avanti si possono notare le cancellature e la nuova numerazione dei due righi. Nell’ultimo foglio il manoscritto reca l’iscrizione: «Mr. Thomas Tallis, Gentleman of King Henry the Eyghts Chapel, King Edward, Queen Mary & of her Maiesties that now is, Queen Elizabeth, the maker of this Song of fourty parts». Il testo in partitura non è quello originale latino, ma si tratta del contrafactum inglese creato per investitura di Henry Frederick Stuart a principe di Galles, il 4 giugno 16 10. Il mottetto venne poi rieseguito pochi anni dopo, il 4 novembre 16 16 alla medesima cerimonia per il fratello minore, il futuro Re Carlo I, come dimostra il doppio testo negli ultimi due versi.   Sing and glorify heaven’s high maiesty, author of this blessed harmony, sound divine praises with melodious graces. This is the day, holy day, happy day, for ever give it greeting. Love and joy hart & voice meeting. Lyve Henry [Lyve Charles] Princly and mighty, Henry lyve [Charles lyve long] in thy creation happy.   Tutta la lirica è riportata nella prima pagina sotto il ventunesimo rigo, mentre sopra il medesimo pentagramma è reso anche l’originale latino. Questo è una parafrasi tratta dal nono capitolo del Libro di Giuditta contenuto nell’antico breviario Sarum in uso prima della riforma protestante: in questo responsorio del mattutino si narra la vicenda dei figli di Israele trucidati in terra di Babilonia durante il regno di Nabucodonosor. Spem in alium nunquam habui, praeter in te Deus Israel, qui irascéris et propitius eris. Et omnia peccata hominum in tribulatione dimittis, Domine Deus, creator coeli et terrae, respice humilitatem nostram. (Cfr. Gdt 6, 19 – 9, 12)   In questa edizione il testo latino è stato disposto in partitura mantenendo la posizione delle sillabe del contrafactum inglese. Dove questo non sia stato possibile, o laddove il manoscritto riporti il simbolo di ripetizione ( ://: ), si è utilizzato il carattere corsivo. La punteggiatura è stata riportata fedelmente con sole aggiunte di virgole per separare le ripetizioni di testo. I segni di alterazione sono stati riprodotti in maniera conforme all’originale. Quelli aggiunti in fase di revisione sono posti sopra il pentagramma, in particolare è stata posta fra parentesi l’alterazione causa pulchritudinis, mentre quella causa necessitatis è senza parentesi. Nella parte del basso continuo alcune note in aggiunta (bat. 101) o in sostituzione dell’originale per chiarezza armonica (bat. 113, 115 e 116) sono poste fra parentesi quadrate.